<< Primo Piano Molise, 04/11/2017
SANTA
CROCE DI MAGLIANO. I sindaci dei Comuni vicini al villaggio di San
Giuliano di Puglia non vogliono, non possono accettare nemmeno la misura
ridotta dei 250 migranti previsti nel centro hub, anzi centro di
rimpatrio volontario, come verrebbe cambiato dal Viminale. I primi
cittadini di Santa Croce di Magliano, Colletorto, Bonefro, Rotello e
Montelongo esprimeranno un chiaro no oggi pomeriggio, dalle 17.30, al
centro comunitario di Santa Croce di Magliano. Una manifestazione
congiunta di dissenso vero contro l’arrivo degli esuli. Quindi, non
anche nuovo 'Crv'. 'Di male in peggio, i rimpatri non sono volontari ma
forzati; non fanno parte di una rete di accoglienza; non è vero che la
presenza è limitata. Ad esempio i Paesi dove non sussistono gli accordi
bilaterali non consentono nemmeno il rimpatrio). Gli Rva sono carceri
privati, un solo grande business.
La vera accoglienza è fatta di piccoli numeri. Diffondere la rete
Sprar, esistono delle buone pratiche'. Un messaggio inequivocabile
quello che proviene dai 5 centri, e tutte le comunità sono invitate a
partecipare, per tutelare il territorio e soprattutto i figli.
«Purtroppo ancora una volta il territorio non è stato ascoltato. Non
sono state prese in considerazione le delibere dei vari consigli
comunali di Santa Croce di Colletorto, di Bonefro, Colletorto e di
Montelongo, che si sono espresse chiaramente contro il centro Hub, e
sottolineo non un no all'accoglienza, ma un no secco a questo metodo di
accoglienza – afferma il sindaco di Santa Croce di Magliano - a queste
modalità che vanno oltre l'essere umano e che calpestano la dignità
degli esseri umani la dignità degli stessi a favore di una speculazione
economica. Hanno cambiato denominazione dal centro abito a un centro di
rimpatrio volontario, quindi a tutti gli effetti un carcere in
privato». E qui il sindaco riporta alcune osservazioni. «Ci chiediamo
come fa ad essere un rimpatrio volontario quando si tratta di persone
che hanno sfidato veramente la morte per una traversata in mare Per
cercare di trovare la libertà e per cercare di sopravvivere, per
sperare in un futuro migliore. Quindi non è un rimpatrio volontario
bensì è un rimpatrio forzato.
Parliamo di un centro di rimpatrio forzato perché questo è. Tra
l'altro non sono previsti in questi centri unicamente quelli immigrati
Che sono stati espulsi da un centro di prima accoglienza o da un secondo
livello di accoglienza come può essere lo Sprar, ma tranquillamente
possono essere quelli immigrati che hanno perso il lavoro, oppure coloro
a cui è scaduto il permesso di soggiorno che dalle forze dell'ordine
vengono spedite in questi centri per poi essere tradotti attraverso un
rimpatrio forzato». Altra incognita è il tempo di permanenza. «Non
conosciamo i tempi di permanenza in questi centri e non li conosciamo
perché non sono assolutamente brevi – profetizza il primo cittadino
di Santa Croce di Magliano - immaginiamo quelle nazioni dove non
sussistono quei rapporti bilaterali, ma che addirittura non consentono
il rimpatrio degli stessi, quindi parliamo di una permanenza infinita in
questi centri». Nella sua lucida analisi, D’Ambrosio pone in evidenza
un altro fattore non secondario e da non sottovalutare affatto, quello
dei costi.
«Parliamo di un minimo di 5mila euro, ma ci sono stati anche dei casi
in cui si è arrivati a 90mila euro perché ovviamente per il rimpatrio
i soggetti devono essere accompagnati da almeno tre persone, e vi lascio
immaginare i costi di un viaggio internazionale, gli alloggi e
quant'altro, fondi che potevano essere destinati tranquillamente ad
altro. Quindi andiamo a sperperare ulteriori i 3 milioni di euro per la
ristrutturazione di questo villaggio, di questo carcere privato più gli
altri fondi che potevano essere che possono essere utilizzati per altro.
Duole il fatto che la politica è sorda davanti ad un territorio che
oggi più che mai ha provato a ricostruire, non solo quella materiale
delle case ma una ricostruzione di comunica di comunità, di futuro,
unire ricostruzione economica e sociale. Purtroppo constatiamo che
stanno provando a mettere una grossa X sul futuro di queste nostre
realtà.
Noi dobbiamo difendere quello che abbiamo e dobbiamo dare un futuro alle
nostre comunità e alle poche nuove generazioni, in attesa di tempi
migliori, per coloro che decidono di continuare a credere nel proprio
territorio. Non siamo razzisti, ma questo modello non va bene, non
è un modello di accoglienza perché esiste un unico livello di
accoglienza che è quella diffusa quella della rete Sprar, fatta di
piccoli numeri perché noi siamo una piccolissima realtà. Un impatto di
250 persone è devastante.
Ci sono delle buone pratiche presenti in Molise che devono essere
necessariamente replicate, pertanto apriamo all'accoglienza ma quella
vera, all'accoglienza umana, perché sono essere umani. Non a questo
scempio. Noi inizieremo domenica con un'assemblea pubblica aperta a
tutti i comuni dell'area del cadere, invitiamo tutte le sigle sindacali.
Invitiamo chiunque sia presente a non fare una speculazione politica.
Questo è un messaggio molto chiaro. Rafforzeremo naturalmente nel corso
di questa assemblea la nostra proposta che è quella della rete Sprar.
Siamo pronti alle barricate rispetto a questa decisione. Annuncio che
sicuramente faremo anche una manifestazione a Campobasso davanti alla
prefettura. Domenica è soltanto il punto di partenza», conclude il
sindaco di Santa Croce di Magliano Donato D’Ambrosio.
Migranti
al villaggio, non sarà un normale centro di accoglienza: "Tempi
rapidi per i rimpatri"
La
prefetta di Campobasso Maria Guia Federico annuncia in una conferenza
stampa sul Patto per la sicurezza che il villaggio post sisma sarà un
centro diverso da quelli di accoglienza sparsi sul territorio molisano.
«La tendenza non è più quella, il Ministro dell’Interno è venuto
incontro alle nostre richieste. Lì saranno ospiti persone soggette al
rimpatrio volontario». Una procedura poco conosciuta che assiste i
rifugiati nel ritorno al Paese d’origine. «Non rimarranno quindi due
anni con i problemi che ne conseguono».
fonte:
www.primonumero.it
San
Giuliano di Puglia. È stata la prefetta di Campobasso, un po’ a
sorpresa, a svelare il futuro del villaggio post sisma di San Giuliano.
Che dovrà ospitare migranti è risaputo da anni, che saranno 250 e non
500 invece è notizia di qualche giorno fa. Ma adesso si sa anche che
«non sarà un normale centro di accoglienza ma un centro di rimpatri
volontari».
La numero
uno del palazzo di governo di Campobasso lo ha pubblicamente dichiarato
a margine della conferenza stampa sull’avvio dei lavori di
installazione di 503 telecamere sul territorio regionale, così come
previsto dal Patto per la sicurezza. «Abbiamo portato a casa un
risultato importante – ha detto riferendosi al vertice capitolino col
Ministro Marco Minniti -. Abbiamo ottenuto una riduzione del numero di
immigrati in arrivo perché il ministero ha riconosciuto come fondate le
nostre ragioni. Si sta andando in controtendenza, non più grossi centri
di accoglienza come prima».
E non
solo, dato che i 250 migranti che arriveranno nei prossimi mesi a San
Giuliano non saranno i richiedenti asilo che provano a costruire il loro
futuro in Italia o in un altro Paese dell’Unione europea. «Sarà un
centro dedicato ai rimpatri volontari, dove il migrante non resterà due
anni, quindi nessuna stanzialità ma un movimento continuo. Questo
dovrebbe eliminare i problemi di ordine pubblico. Inoltre avremo un
posto di polizia e una struttura medica che si occuperà di loro».
Ma cos’è
un centro di rimpatrio? La denominazione ufficiale è Rva, rimpatrio
volontario assistito e reintegrazione. Consiste in un percorso a favore
di coloro che vogliono o devono fare ritorno nel Paese di provenienza.
Infatti nonostante la dicitura di “assistito”, la procedura è
valida anche per chi viene espulso. Il migrante viene aiutato nella
verifica dei documenti, nell’acquisto del biglietto aereo, e riceve
una modesta somma da impiegare all’arrivo per le prime necessità nel
proprio Paese.
Le
categorie che rientrano nella procedura sono molte. Le principali
riguardano soggetti vulnerabili, vittime di tratta richiedenti o
titolari di protezione internazionale o umanitaria, cittadini stranieri
che non soddisfano più le condizioni per il rinnovo del permesso di
soggiorno, cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di
espulsione o di respingimento e trattenuti nei Centri di accoglienza,
cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione a cui
sia stato concesso un periodo per la partenza volontaria.
«Rimarranno
a San Giuliano il tempo necessario alle operazioni di rimpatrio – ha
spiegato la prefetta – verso il Paese d’origine». Una ulteriore
novità potrebbe arrivare in tema di viabilità. «Abbiamo prospettato
al ministero le difficoltà di accesso al centro e potranno essere
finanziati progetti funzionali all’utilizzo del centro. Mi riferisco
non certo alla strada fra Campobasso e San Giuliano quanto a quelle
interne al paese che hanno problemi di dissesto».
(Pubblicato
su www.primonumero.it il 30/10/2017)
No allo Ius soli e all’arrivo dei migranti a San Giuliano di Puglia, un banchetto di ‘Noi con Salvini’ “Domenica 5 novembre dalle ore 10 saremo presenti con un banchetto a San Giuliano di Puglia per manifestare il nostro disappunto sia allo Ius Soli sia all’arrivo dei 250 immigrati, che presto arriveranno nella piccola località bassomolisana e che non pochi problemi creeranno a tutto il comprensorio, ad un territorio già fin troppo affamato di occupazione e che ha ancora paura del sindaco o dell’assessore di turno”. Così Aida Romagnuolo, coordinatore provinciale di ‘Noi con Salvini’ in un incontro con i dirigenti Maria Tosino, Antonio Florio e Vincenzo Pangia avuto a Santa Croce di Magliano.
“Saremo presenti con un banchetto a San Giuliano di Puglia – ha continuato Romagnuolo – per raccogliere le firme e ribadire il nostro fermo no all’approvazione di una legge che regalerebbe la cittadinanza ai clandestini e che nessun paese europeo ha adottato, mentre invece in Italia solo per il buonismo di una scellerata sinistra potrebbe essere approvata, invece di promuovere leggi a favore del lavoro, della famiglia, della sanità dei disabili e dei circa cinque milioni di disoccupati in Italia. Naturalmente – ha ancora detto Romagnuolo – sono non poche le nostre e le mie perplessità su quanto anche detto dal prefetto di Campobasso sulla sostituzione del centro Hub con un centro di rimpatri volontari sempre a San Giuliano. I circa quattro milioni di euro previsti per riadattare il villaggio della solitudine per ospitare con vitto e alloggio i migranti – ha concluso Romagnuolo – potevano essere impegnati per ben altre iniziative a favore delle popolazioni di un’area tra le più depresse del Molise e dove altissimo è il tasso della disoccupazione, un’area dove manca l’acqua anche per fini alimentari, dove le strade sono tra le più dissestate, il sistema sanitario è un colabrodo e la sicurezza nonostante lo straordinario impegno delle forze dell’ordine, suscita non poche perplessità. Domenica noi ci saremo”. |