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DALLA STAMPA La
Settimana Santa a Santa Croce di Magliano |
articolo
pubblicato su Il Quotidiano del Molise Capriglione, chi era costui? Ammesso che interessi sapere chi sono i personaggi delle targhe delle strade o dei monumenti pubblici, qualcuno si sarà posta la domanda nel 1977, quando l'Amministrazione comunale di Campobasso decise meritoriamente di intitolare alcune strade del cosiddetto quartiere CEP ad altrettanti molisani illustri, tra cui Raffaele Capriglione, da Santa Croce. Illustre magari sì, ma a quel tempo sconosciuto. Perché a parte i santacrocesi, pochi sapevano che era stato un bravo medico condotto vissuto a cavallo tra Otto e Novecento. Qualifica per altro non sufficiente per il riconoscimento toponomastico, visto che di bravi medici condotti, prodigatisi per la salute dei loro assistiti, ce ne sono sempre stati tanti nella miriade di paesini molisani. Alcuni anche leggendari, come quel don Nicolino De Sanctis, venuto a mancare un decennio prima, le cui pozioni miracolose e la fama di medico personale di Mussolini prima, e di Segni, presidente della Repubblica poi, avevano attirato nella sua Toro, frotte di pazienti, anche da fuori regione, finanche dall'estero. Addirittura da Israele. O, per rimanere sempre a Toro ma al di qua della leggenda, don Angiolino Tatta, il decano della stampa molisana, che trasferendosi a Santa Croce aveva finito per prendere il posto che era stato di don Raffaele nella condotta del paese e nel cuore dei compaesani di elezione.
Si potrebbe credere che il poeta abbia esagerato a descrivere lo stato di miseria in cui versavano non solo i pazienti ma anche il medico condotto e la sua famiglia. La vita e l'opera di don Raffaele Capriglione ci dicono invece che non c'è nessuna esagerazione. È vero che quasi sempre i medici molisani dell'epoca attingevano al patrimonio avito della famiglia borghese di provenienza per sopperire agli scarsi introiti della professione.
Ma
Raffaele Capriglione non può farlo. Nato nel 1874, nel suo percorso
biografico solo inizialmente segue le tracce dei colleghi del tempo:
famiglia borghese, educazione tradizionale, studi e laurea a Napoli,
ritorno nella terra di origine per svolgervi la professione medica, che
è anche una missione da portare avanti. Coscientemente o no,
Capriglione rompe gli schemi borghesi, e ignorando i divieti del padre
sposa una compaesana di origine contadina, alla quale - da poeta qual
era: poeta e medico, dunque - dedicherà versi d'amore. Mo'
doppe perze a mèglia ggiuvendune Reddutte e ine stramacchiune, cioè malandato e misero, il poeta cantore della sua gente non cesella né opera dall'esterno sulla psicologia popolare. È lui stesso espressione vivente di quella psicologia, che prima d'innervarsi sulla pagina si è incarnata nella sua persona. La prova è data da componimenti come Parle Dorraffaièle, che ha i versi riportati, o come I duie vecchiarelle, le cui protagoniste restano indimenticabili nella loro miseria, o come U male dell'arche, cioè l'itterizia, dove il Capriglione medico indulge con simpatia al rimedio empirico di nessuna valenza scientifica della tradizione popolare.
Capriglione, che muore nel 1921 ad appena 47 anni, e questa morte precoce vorrà pure significare qualcosa, lascia inedita una vasta produzione letteraria che tuttavia non è andata dispersa: i suoi poemetti sono stati trasmessi di generazione in generazione dai concittadini che hanno alimentato la lunga tradizione orale, e finalmente nel 1984, a oltre sessant'anni dalla morte, sono stati in parte dati alle stampe… dal santacrocese Michele Castelli in Venezuela. Ciò nonostante deve passare un'altra dozzina d'anni prima che i molisani di Molise riconoscano in Capriglione il cantore dei grandi momenti della coralità popolare (U Carnevale de prime, U luteme sabbete d'abbrile, U marauasce, cioè il falò di Sant'Antonio…), e i critici fin lì distratti lo elevino addirittura a "caso letterario del secolo", come autore di poesie e di poemetti di grande impatto emotivo e lessicale, la cui ispirazione covava fin dai tempi del liceo nel Convitto Nazionale di Sepino, quando aveva cominciato ad abbozzare (termine quanto mai appropriato, essendo stato anche un geniale disegnatore) la sua opera più ambiziosa: un interessantissimo zibaldone dedicato alla settimana santa nel suo paese.
****************************** >> Oltre che su Il Quotidiano del Molise, l'articolo è stato pubblicato con grande risalto (a doppia pagina) sulla Voce d'Italia, il quotidiano in lingua italiana che si pubblica a Caracas (pubblicato qui di seguito) |
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