IL
VIAGGIO EPICO DI MICHELE PALADINO
In tanti,
probabilmente, si cimentano con l’arte della scrittura. In pochi hanno
il coraggio di mettersi a nudo ed intraprendere un percorso pubblico.
Sicuramente pochi privilegiati hanno la prerogativa lirica di muoversi
con destrezza tra parole ed illusioni. Si potrebbe pensare che chi
scelga il linguaggio aulico della poesia, lo faccia non solo per sé ma
soprattutto per gli altri, celando reconditi messaggi o con potenziale
slancio voglia riflettere la propria idea di realtà. Credo di no. O
meglio, ciò vorrebbe dire avere un linguaggio codificato, impersonale ed
estraneo: non è il caso di Michele. Infatti nel suo Breviario, Michele
tende ad esporre un suo patrimonio esclusivo e distintivo, non sempre
facilmente riscontrabile e fruibile. È un percorso, che sicuramente ha
toccato il primo approdo ma già anela altre tappe, iniziato sovente con
un linguaggio sovra determinato per inflazione, come spesso palesato
dall’accoppiamento aggettivale. Ma mentre questa aggressività e
incandescenza stilistica potrebbe portare al barocco lessicale fine a se
stesso, Michele riesce, nel suo ritmo non uniforme ma coerente al
percorso, in cui l’io è sempre presente, seppur isolato in una specola
privilegiata in cui l’autore offre piccoli squarci di vita e di non
vita, ad accompagnare l’ignaro lettore verso un mondo onirico scandito
con accenti di intensa eloquenza e generosa approfondita coscienza. E se
si pensa coscientemente dove il viaggio è stato ideato, per certi versi,
questo Breviario, diventa un racconto epico, laddove Michele è
l’assoluto protagonista e si muove con smisurata disinvoltura.
Salvatore
Celeste |