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recensione “Diaspora - Racconti di emigrazione” di Michele Castelli. Recensione a cura della scrittrice Rita Frattolillo |
“Diaspora - Racconti di emigrazione” di Michele Castelli. Recensione a cura della scrittrice Rita Frattolillo ***************************** DIASPORA- Racconti di emigrazione di MICHELE CASTELLI di Rita Frattolillo Nei tre racconti lunghi che compongono l’opera “Diaspora Racconti di emigrazione”, il professore emerito presso l’U. Centrale di Caracas, linguista e scrittore Michele Castelli costruisce una finestra temporale ampia che apre su diversi piani di tempo e spazio. Gli uni e gli altri sono portali di accesso a un percorso dalla struttura policentrica, “a cassetti” - avrebbe detto Raymond Queneau - perché l’A. ha innestano nei tre racconti principali episodi e interruzioni che mettono in gioco coprotagonisti attivi spesso in altri scenari, dipinti con la medesima cura e dovizia descrittiva. I poli geografici e sentimentali tra cui si muovono i personaggi dei tre racconti sono i luoghi dell’anima dell’A.: Santa Croce di Magliano, il paese dove Castelli è nato, con il suo microcosmo di tradizioni, i suoi vicoli, il campanile, le feste, il timore delle “chiacchiere”, le donne giudiziose e riservate, e il Venezuela, Paese ricco di risorse naturali, materiali e umane, affascinante per la lussureggiante bellezza della natura e la forte attrattiva delle sue donne. Luoghi diversissimi tra loro, uniti nel cuore dello scrittore dalla persistente freschezza delle sue radici molisane, e dalla genuina riconoscenza per la Terra che lo ha accolto. Tra questi due poli, nel corso di svariati decenni, si dipana la parabola esistenziale dei migranti. Molisani costretti a partire per necessità, nella speranza di conquistare per sé e la propria famiglia una vita migliore. Molisani a cui Castelli giustamente riconosce come punti fermi di comportamento i valori che li caratterizzano da sempre: onestà, tenacia, laboriosità, concretezza, senso del dovere, attaccamento alla famiglia. Ma la rescissione dei legami con il proprio mondo, lo strappo nel flusso degli affetti, il pericolo della perdita di sé, il timore della sconfitta nella lotta intrapresa, sono tutti elementi che condizionano pesantemente l’impatto con la nuova realtà sgretolando negli emigrati l’equilibrio consolidato e la solita posatezza. Con conseguenze devastanti per i personaggi dei primi due racconti. Nel terzo racconto, finalmente, l’orgoglio, la resistenza, la tenacia della famiglia Casanelli, malgrado le cadute e i conflitti interni, vengono premiati con una posizione sociale e politica di grande rilievo, suggellando una effettiva integrazione tra civiltà e mondi diversi. Castelli inserisce nell’intricata trama del turbolento vissuto dei vari protagonisti le loro ambizioni personali, il percorso di crescita, la loro tensione verso nuovi modelli e condizioni di vita e non manca di tratteggiare la situazione storico-politica del Venezuela, i conflitti sociali, il degrado e la corruzione. Delinea con viva partecipazione la dimensione materiale della faticosa quotidianità dei “freschi” emigrati, e sottolinea l’affannosa ricerca della sopravvivenza così come il rapido accartocciarsi nella tragedia e il suo superamento. Le parole dello scrittore si tingono di nostalgia quando evocano i siti e i riti del suo paese, e aprono pregnanti slarghi poetici sulla lussureggiante natura tropicale, gli uccelli variopinti e i fiori sgargianti del Venezuela. La scrittura fluida -talora acrobatica- di Castelli asseconda agevolmente le curve uncinate della vita e crea momenti di suspense, azzera i confini tra letteratura e vita, reca tracce di esperienze dirette o narrate (dove finisce l’autobiografismo, dove inizia l’immaginazione?), e sembra risultato di un ascolto anche storico-antropologico, dal momento che dell’emigrazione anch’egli avrà sperimentato gli agguati dell’anima e dei sensi. Impossibile, insomma, sottrarsi all’impulso di mettere su carta gli echi del proprio vissuto, perché anche se si sono cambiati gli orizzonti, i luoghi, anche se si è stati strappati alle proprie radici, il legame viscerale resta saldo, e quel mondo da cui ci si è dovuti allontanare continua a vivere dentro, come evidenzia la forte genesi narrativa autobiografica che filtra nell’ordito di questo arazzo inconsueto e coinvolgente che è “Diaspora” ***
APPROFONDIMENTO *** in pagina, copertina della versione in spagnolo e quella della versione portoghese, da poco pubblicata in Brasile. |
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