Ci sono ancora e davvero cose belle da raccontare. Ci sono e le trovi in
posti strani, ma belli. Nella vita degli uomini, anche. Uomini semplici,
che vivono piano e con dolcezze all’ombra. E hanno un cuore che batte.
Basta cercarle e se non le trovi ti arrivano quando meno te l’aspetti e
all’improvviso.
Così le giornate di Giuseppe De Maioribus, artista e pittore autodidatta
di Santa Croce di Magliano.
Lui ha un sorriso strano e non ride davvero mai o quasi mai. Se ride è
perché tu lo trovi al bar e gli dici che hai visto i suoi quadri, le sue
opere e ti piacciono davvero. Ti piace come usa i colori e come dipinge
le sue idee. Lui dice che è solo un suo modo di passare il tempo,
ammazzare la noia e vivere sereno. Da tanti anni dipinge a casa e regala
i suoi quadri ai figli (le figlie). Quelli che non regala li appende in
cucina e in questi giorni tre le ha donate alla Biblioteca Comunale. Non
poteva crederci. I suoi quadri nel tempio locale della cultura e dei
libri. Sopra al piano del museo Sacrocam. Ingresso.
E’ tornato bambino con tutto quello che questo può significare. È bello
il suo dipingere, semplice anche. Ed è bello come usa i colori, come
diventano pittura. Dipinge la vita, momenti di vita. Il quotidiano. E
nei suoi quadri c’è campagna, paesaggi, momenti di vita così, semplice
vita come la sua. C’è anche il mare a volte. E mette insieme le cose.
Mare e campagna. Donne e solitudini. È davvero bello ammirare i suoi
lavori ed è anche bello sentirlo parlare. Dice che è il suo modo di
riempire le giornate, con tutta la passione che ha.
Ma chi dipinge, come chi scrive o fa musica, riempie anche le giornate
degli altri e senza nessuno sforzo. Giuseppe De Maioribus non ha uno
stile preciso e unico. Usa più stili ed è questo il bello del suo modo
di dipingere. Così l’uso dei colori. A Volte impressionista, a volte
naif ma sempre istinto, sempre di cuore. Dipinge col cuore, come tutti
gli autodidatti e come tutti coloro che lo fanno per amore. Dipinge col
cuore e per amore. Io sono passato da casa sua, con la moglie che mi ha
fatto vedere. Tante opere appese in cucina e molte altre in una camera e
altre ancora nelle case delle figlie. Ora tre sono al museo. Ed è giusto
così. Sono insieme ai ricordi di Pietro Mastrangelo e di Raffaele
Capriglione. E lui è felicissimo. Non te lo dice che lo è e non te lo
dirà mai. Ma io lo so. Lui ora è felice. E cosa c’è di più bello che
rendere felice una persona? Cosa c’è di più bello che non ci crede
ancora? Davvero, non ci crede. Eppure è così: ci sono ancora belle cose
da raccontare. E noi le raccontiamo. Sempre che la strada ce le faccia
scoprire.
di Pasquale Licursi |