UNA delle più bizzarre e
singolari tradizioni che la comunità di Santa Croce di Magliano detiene, è la
cosiddetta "Quarantana", una bambola di pezza raffigurante una vecchia, che
l'usanza vuole, durante il periodo della Quaresima, venga sospesa ad un filo
annodato tra due balconi.
La simpatica nonnina, che la leggenda vuole sia identificata con la moglie del
defunto Carnevale, è generalmente vestita di nero, e nelle mani stringe la
conocchia: passa le intere giornate a filare, per distrarsi e non
immalinconirsi troppo, pensando al caro congiunto passato a miglior vita.
All'estremità della bamboletta, fatta di stracci e di stoffa usurata, è legata una vistosa patata
in cui vengono conficcate sette penne, che tolte una ad una, ogni Domenica di
Quaresima, segnano l'arrivo della Pasqua.
Non si sa, bene l'origine di questo eccentrico emblema "della tradizione popolare di
Santa Croce di Magliano e per scoprire qualcosa a proposito, non giova nemmeno
sapere, che esistono, in diverse località meridionali - soprattutto sulla costa
salentina e nell'entroterra lucano e calabrese - manifestazioni di cerimoniali
analoghi.
Sebbene di questa antica tradizione popolare, purtroppo, rimangano soltanto tracce orali nei
ricordi degli anziani che lasciano presupporre un'origine legata ai riti cristiani
di digiuno e di penitenza, osservati in occasioni della Quaresima, dopo i bagordi di
Carnevale, si può forse ipotizzare che anche questa eccentrica liturgia, possa
essere ricondotta a tradizioni che affondano negli antichi baccanali -
papà del moderno Carnevale e nelle rappresentazioni teatrali delle Atellane, quando
"carnevale morto" veniva portato in giro per il paese su di un carro oppure,
in qualche modo, alcune tracce riconducono ai riti dei "Saturnali", i giorni in cui
a Roma si capovolgevano gli ordini sociali e anche gli schiavi potevano dire a
tutti, ciò che pensavano.
Una tradizione, quella della Quarantana che seppur affievolita, a Santa Croce
di Magliano, resiste ancora
e non manca di attirare l'attenzione dei viandanti dei paesi limitrofi che
s'inoltrano soprattutto nei quartieri più antichi del centro bassomolisano.
Salvatore
Celeste da Oggi Nuovo Molise
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QUI A LATO UN DISEGNO E UN DIPINTO DI PIETRO MASTRANGELO
Per sapere maggiori informazioni sulla tradizione vi proponiamo un articolo scritto da
Pietro Mastrangelo ( Dal messaggero: anno 1956 ).
Il celebre artista santacrocese, che già allora lamentava una certa negligenza a rispettare la tradizione, illustra quelle che
sono le origini e i particolari della "Quarantana"...
"A
S. Croce vive - sebbene a mala pena - ancora l'usanza della "Quarantana che, purtroppo,
sta per scomparire a grandi passi. Sino ad una ventina di anni fa l'usanza andava ancora in voga, tant'è che il forestiero che si trovava nel nostro paese in tempo di Quaresima, veniva attratto, incuriosito da questa
"Quarantana": cioè da queste
"pupazze" che pendevano da una funicella o da un fil di ferro, i cui capi stavano legati da un balcone all'altro più o meno dirimpettai.
Di queste "bambole penzolanti" (al contrario di adesso) dapprima il paese ne era pieno,
poiché, ogni strada, ogni vicolo, ne aveva tre, quattro, e anche cinque. Se ne vedevano di tutte le
foggie: grottesche, buffe, grasse, snelle, brutte e belle. Ma ciò che incuriosiva maggiormente l'estraneo, erano delle penne di gallina piantate a modo di raggiera in una grossa patata penzolante.
La "Quarantana" è fatta di stracci o di residui di stoffe, dalle nostre stesse donne, che sono le
più attaccate a questa tipica tradizione. Essa appare nei primi albori del giorno delle Ceneri per scomparire poi, nel giorno di Sabato Santo e resta per tutta la durata della Quaresima, donde il suo nome di
"Quarantana".
La leggenda vuole che si tratti della moglie di "Carnevale" - defunto - perciò è vestita di nero, ed ha in mano la conocchia: durante tutto il giorno non deve far altro che filare per distrarsi dal defunto "marito".
Filare notte e giorno sotto la sferza dei venti, sotto la pioggia e la neve sino la giorno della sua fine. Le penne della gallina, piantate nella patata, rappresentano le Domeniche e sono sette, e alla fine di ogni settimana, se ne stacca una, e così, fino al giorno della Resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.
"Quarantana" per i vecchi di allora, significava tristezza, preghiera e meditazione al dolore di Gesù crocifisso. Per tutto il periodo della Quaresima, ne carne, ne grassi, ne uova, ne latticini si poteva mangiare. Persino le padelle venivano ripulite con cura per sviare gli odori tentatori delle succulenti pietanze consumate a Carnevale.
Il baccalà, le sarde salate, le aringhe e l'ulivo secco dovevano sostituire di rigore gli altri cibi. La sera, il SS Rosario, doveva sostituire l'allegria fatta di canti e di scherzi per il defunto "Carnevale". Infine, quando le campane cominciavano a suonare a distesa, annuncianti la Resurrezione di Gesù, quando ogni cuore umano è pieno di gioia, finisce, scompare la
"Quarantana".
Togliere l'ultima penna, vuol dire morte. Passata in mano ai ragazzini, questi se la contendono, dando luogo ad un vero e proprio linciaggio per la mal capitata, che il ultimo, si riduce in un mucchietto di piccoli cenci.
Questo avviene per talune, per tal altre - quelle più fortunate - avviene una cosa più ragionevole e più umana, vengono riposte nel cassettone o nell'armadio per farle riapparire l'anno dopo, più belle che mai (con l'immancabile conocchia col zinale, col grosso e nero fazzoletto sventolante in testa e ... con una bella patata nuova, dai sette.. raggi di lucenti penne nere) da far sempre suscitare di anno in anno, quella certa curiosità, non solo ai forestieri, che vi capitano di vederla, ma anche negli stessi paesani.
Una vecchia usanza dicevamo che si è affievolita, ma non morta ancora del tutto".
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